In che anno è stata scritta la malinconia. Puccini "Tosca": storia della creazione e grandi interpreti sia di opere teatrali che di opere

Opera in tre atti. Libretto di L. Illika e D. Giacoza tratto dal dramma di Sardou.

Personaggi: Floria Tosca, cantante - soprano; Mario Cavaradossi, pittore tenore; Barone Scarpia, capo della polizia - baritono; Cesare Angelotti, ex governatore Rima - basso; Sacrificale - baritono; Spoletta, informatore di polizia - tenore; Schiarone, gendarme - basso; Pastorello - mezzosoprano; Carceriere - basso; Investigatore, pubblico ministero, ufficiale - ruoli silenziosi; soldati, cittadini, persone.

L'azione si svolge a Roma, nel 1800.

Atto primo

Chiesa di Sant'Andrea a Roma. Da una delle porte laterali, tremante di paura, in abiti strappati, entra barcollando Angelotti, l'ex console della Repubblica Romana, scampato alla prigionia nella rocca. Sua sorella, la marchesa Attavanti, nascose la chiave della cappella di famiglia, situata nella chiesa, sotto la statua della Madonna. Informava l'arrestato Angelotti che in caso di fuga si sarebbe rifugiato nella Cappella Attavanti della Chiesa di Sant'Andrea.

Angelotti cerca freneticamente la chiave, trovandola finalmente, apre la porta a grata della cappella e si affretta a rifugiarsi in essa.

Appena se ne va, entra un vecchio sagrestano, che porta viveri e provviste di lavoro per Cavaradossi. Presto appare l'artista stesso. Toglie il velo al quadro, che raffigura la Maddalena penitente. Il prototipo era una donna bionda sconosciuta vista dall'artista durante la preghiera. Poi Cavaradossi tira fuori un medaglione con il ritratto della sua amata Floria Tosca. Nella sua anima vive due immagini femminili: una bellezza bionda che ha ispirato il suo pennello, e Tosca, da lui amata con tutto il cuore.

Mentre il vecchio se ne va, la porta della cappella si apre ed entra Angelotti. Pensava che la chiesa fosse vuota e guardò l'artista con orrore. La paura, però, lascia subito il posto alla gioia: Cavaradossi è suo vecchio amico e collega. E ora l'artista non lascia un amico nei guai. La loro conversazione, però, viene interrotta da un impaziente bussare alla porta: è Tosca. L'artista mette nelle mani di Angelotti un cesto di cibo e lo spinge nella cappella. Il cantante, entrato, ascolta incredulo la spiegazione di Cavaradossi. Sente delle voci e pensa che ci fosse un bellissimo sconosciuto biondo, i cui lineamenti sono raffigurati nel dipinto di Cavaradossi. Alla fine, l'artista riesce a calmare la sua amata. Lei se ne va. Angelotti e Cavaradossi continuano a prepararsi alla fuga.

All'improvviso la chiesa rabbrividisce per un colpo di cannone. Fu nella fortezza che fu scoperta la fuga di Angelotti; con un colpo di cannone, la guardia annuncia che in città si nasconde un fuggiasco. Non c'è tempo per discutere.

Cavaradossi prende rapidamente una decisione: consegna ad Angelotti la chiave della sua casa di campagna e consiglia, in caso di pericolo, di nascondersi nelle profondità del pozzo del giardino. Angelotti vorrebbe cambiare ancora, ma Cavaradossi ha paura di perdere tempo. Lui stesso accompagna un amico per garantire la sicurezza della fuga.

I sacerdoti si stanno preparando per un servizio solenne in occasione della sconfitta di Napoleone. Il sagrestano chiama il popolo in chiesa.

Entra in chiesa l'onnipotente capo della polizia romana, barone Scarpia: qui, in chiesa, conducono i fili delle perquisizioni; pare che qui si sia rifugiato il fuggiasco Attavanti. Il sacrestano trova nella cappella degli Attavanti una cesta delle provviste vuota, uno degli investigatori trova un ventaglio con lo stemma degli Attavanti e il questore riconosce nella persona della Maddalena i tratti della marchesa Attavanti. Ora tutto gli è chiaro: un artista libero, "nemico dello Stato", e la marchesa Attavanti, sorella del fuggitivo, hanno aiutato Angelotti a fuggire dalla polizia. Le indagini sono ancora in corso quando Tosca torna in chiesa. Vuole informare Cavaradossi che verrà più tardi stasera, poiché è costretta a cantare alla celebrazione in occasione della vittoria, ma è sorpresa di scoprire che l'artista non è più in chiesa. La gelosia divampa di nuovo. E Scarpia accende ancora i suoi sospetti: è da tempo abituato a una bella cantante.

La chiesa è piena di parrocchiani. Inizia il servizio solenne. Durante la cerimonia, Scarpia dà l'ordine di sorvegliare Tosca, perché i suoi passi condurranno probabilmente a Cavaradossi, e poi ad Angelotti. Il capo della polizia china il capo davanti al cardinale, che sta marciando per la chiesa, ma i suoi pensieri sono occupati da Tosca: spera, con l'aiuto del cantante, di rintracciare l'artista, e farne la sua amante.

Scarpia ha preso una decisione: giustizierà i rivoluzionari e si prenderà Floria Tosca.

Azione due

Palazzo Farnese. Scarpia sta aspettando i suoi investigatori. Nella cappella del palazzo i regnanti festeggiano la loro vittoria, alla celebrazione partecipa anche Tosca. Il capo della polizia manda un biglietto a Tosca chiedendole di andare da lui dopo la festa.

Gli investigatori di Scarpi arrivano e riferiscono di aver perquisito inutilmente la casa di campagna di Cavaradossi: non hanno trovato Angelotti. Per ogni evenienza, hanno portato con sé Cavaradossi, apparentemente sapendo dove si nascondeva il suo amico. Mentre Scarpia ei suoi scagnozzi interrogano l'artista, dalla cappella si ode "l'inno di ringraziamento" di Tosca.

L'artista nega tutto. Entra Tosca, che Cavaradossi avverte con un gesto: taci, non parlare di niente.

Scarpia manda l'arrestato nella camera delle torture, poi inizia a interrogare Tosca. La cantante tace, ma i gemiti di Cavaradossi si sentono sempre più forti dalla camera delle torture, e lei non lo sopporta. Una donna innamorata rivela dove si trova Angelotti.

L'obiettivo è stato raggiunto. Il capo della polizia dà l'ordine di fermare la tortura. Presentano un artista torturato e sanguinario, che capisce subito che Tosca ha ottenuto la sua liberazione a un prezzo terribile: ha tradito Angelotti. Spinge via con rabbia la donna che ama.

In questo momento un messaggero irrompe nella stanza con la notizia della battaglia secondaria presso Marengo: Napoleone ha vinto, ha sconfitto l'esercito austriaco. Cavaradossi, che non poteva nemmeno essere costretto a confessare con la tortura, questa volta si tradisce. Non può nascondere la sua gioia.

Scarpia ordina che l'artista sia portato in prigione e fucilato all'alba.

Dopo una tragica lotta interna, Tosca accetta l'offerta.

Ma il capo della polizia non intende rispettare l'accordo. Invece di liberare l'artista, promette a Tosca che durante l'esecuzione di domani i soldati spareranno a salve, il compito di Cavaradossi è solo quello di recitare la commedia dell'esecuzione. Per allontanare i sospetti di Tosca, dà subito l'ordine: “Invece di un blocco, una pallottola! Proprio come nel caso di Palmieri!” Tosca pensa che queste parole si riferiscano a spazi vuoti. Ma Spoletti, scagnozzo di Scarpia, capisce che le parole del questore significano morte. Scarpia accetta gentilmente di dare anche un passaporto per gli innamorati.

Mentre scrive il passaporto, Tosca nasconde discretamente un coltello che è stato preparato sulla tavola. Quando Scarpia, con un passaporto pronto tra le mani, si avvicina a Tosca, cercando di abbracciarla, lei uccide il cattivo con un coltello.

Scarpia cade silenziosamente a terra. Tosca scappa. Ma è costretta a rientrare dalla soglia: il passaporto è rimasto nelle mani del morto.

Tremando, ritorna e tira fuori dalle sue dita morte la carta salvifica - poi mette le candele sulla testa del cadavere ... e porta la liberazione di Cavaradossi!

Atto terzo

Piattaforma sulla torre della fortezza.

Sta diventando chiaro. Attraverso un velo di nebbia in lontananza, appaiono i contorni della città. Da qualche parte si ode il suono delle campane del gregge, poi si ode il canto del pastore e il suono delle campane di Roma.

Cavaradossi viene fatto uscire di prigione. La sua ultima richiesta: vuole scrivere qualche riga alla sua amata. L'artista dà il suo unico anello al carceriere e lui annuisce: lascialo scrivere...

Conclude incerto Pero Cavaradossi:

Le stelle ardevano, la notte era profumata...
La porta si aprì silenziosamente.
Ho sentito il fruscio dei vestiti.
L'amato è entrato ed è caduto sul mio petto...
Oh dolci ricordi
Abbracci, carezze e baci appassionati,
Come fumo leggero, tutto è scomparso così in fretta...
Il mio momento è arrivato e ora sto morendo...
Ma non ho mai avuto tanta sete di vita.

Tosca appare e, tutta raggiante di gioia, informa il suo amato che l'esecuzione sarà solo un'apparenza. Istruisce l'artista: quando viene sparata una raffica, deve cadere a terra - dopo che i carnefici se ne saranno andati, il passaporto rilasciato da Scarpya aprirà loro la strada alla libertà. Il convoglio passa.

Il desiderio si nasconde dietro una delle colonne, osservando da lì la tragica scena. Si sente un tiro al volo: Cavaradossi cade. Appena i soldati se ne vanno, Tosca lo chiama sottovoce e vede con orrore che l'amato è morto. Singhiozzando, cade sul suo cadavere. Si sentono rumori e voci: viene ritrovato il cadavere di Scarpia, si cerca l'assassino. Il desiderio, senza aspettare gli inseguitori, si precipita dall'alto della torre della fortezza.

Libretto (in italiano) di Luigi Illiki e Giuseppe Giacosa, tratto dall'omonimo dramma di V. Sardou.

Caratteri:

Floria Tosca, famosa cantante (soprano)
MARIO CAVARADOSSSI, pittore (tenore)
BARONE SCARPIA, capo della polizia (baritono)
CESARE ANGELOTTI, prigioniero politico (basso)
PRIMER (baritono)
SPOLETT, informatore della polizia (tenore)
SCHIARRONE, gendarme (basso)
JAILER (basso)
RAGAZZO PASTORE (mezzosoprano)
ROBERTY, boia (muto)

Tempo di azione: giugno 1800.
Luogo: Roma.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900.

V. Sardou, il re dei drammaturghi francesi, scrisse Tosca appositamente per Sarah Bernhardt. Ha avuto un enorme successo nel ruolo di Floria Tosca e le rappresentazioni di "Tosca" sono state date, secondo l'autore, tremila volte. (Questo numero è forse un po' esagerato: Sardou lo ha affermato vent'anni dopo la prima.) In ogni caso, questo dramma ha suscitato interesse in quanto possibile fonte per il libretto non solo di Puccini, ma anche di Verdi e Franchetti. Franchetti fu il primo a ricevere i diritti per scrivere un'opera basata su questo dramma, e solo grazie a un'astuzia di Tito Ricordi, l'editore sia di Puccini che di Franchetti, questi diritti passarono da un compositore meno dotato a un grande.

Ma c'erano altri che pensavano, e forse credono ancora, che questa commedia sia troppo drammatica per servire da libretto ideale. Alcuni dei critici che hanno giudicato la prima hanno espresso proprio questa opinione. Così ha fatto Mascagni. Ha detto: “Sono stato vittima di cattivi libretti. Puccini è caduto vittima del troppo bene".

Che questi critici abbiano ragione o no, resta il fatto che l'opera è un enorme successo; L'opera di Sardou è praticamente morta dopo che Bernhardt l'ha abbandonata, e l'opera di Puccini continua a vivere sui palcoscenici di tutte le teatri d'opera mondo per cento anni dopo la prima, dopo più di tremila rappresentazioni e dopo che centinaia di soprani hanno fatto il loro ultimo salto dal parapetto del castello della prigione.

Puccini comprendeva perfettamente il valore del dramma di Sardu: il rapido corso del suo sviluppo e la straordinaria espressività. Si oppose aspramente quando il librettista di Illik volle mettere in bocca al tenore un lungo discorso di addio, e invece scrisse un breve, ma in il grado più alto aria espressiva ed emotiva "E lucevan le stelle" ("Stelle bruciate nel cielo"). Si rifiutò di scrivere un quartetto all'antica con un tenore torturato dietro le quinte e con Scarpia, Tosca e Spoletta che ne parlavano in scena. Non gli piaceva nemmeno la famosa aria "Vissi d'arte, vissi d'amore" ("Solo cantava, solo amava"), perché interrompeva l'azione, e quando un giorno a una prova Maria Geritza rotolò accidentalmente la scatola proprio prima che i primi suoni e cantassero l'aria, in piedi sul pavimento, il compositore ha detto: “È così bello. Dà vita all'aria. Da allora, Jeritz l'ha cantata così.

Sì, Puccini è sempre stato prima di tutto un uomo di teatro. Ma questo non significa che non l'abbia apprezzato. bella voce. Una volta, quando un tenore che progettava di mettere in scena un'opera non poteva adempiere ai suoi obblighi contrattuali e cantare la parte di Cavaradossi, Ricordi mandò a chiamare un giovane tenore che - l'editore non mostrò qui originalità nel suo giudizio - aveva una "voce d'oro". Questo nessuno allora cantante famoso era Enrico Caruso. Dopo che Puccini lo ha accompagnato nell'aria “Recondita armonia” (“Cambia volto per sempre”), il compositore si è girato sulla sedia al pianoforte e ha chiesto: “Chi ti ha mandato da me? Dio?"

ATTO I
Chiesa di Sant'Andrea della Balla

Tre accordi schiaccianti aprono l'opera; sono inoltre sempre usati per caratterizzare Scarpia, il sinistro capo della polizia romana. Questa figura di persona spietata, anche se esteriormente raffinata, personificava le forze reazionarie dell'Italia, dove Napoleone, nel 1800, era considerato l'apostolo della libertà. Subito dopo questi accordi di apertura, il sipario si alza. Vista dello spettatore apre l'interno della chiesa di Sant'Andrea della Balle a Roma. Un uomo con gli abiti strappati entra da una delle porte laterali, tremando di paura. Questo è Angelotti, un detenuto politico evaso dal carcere. Si nasconde qui in chiesa, nella Cappella Attavanti. Sua sorella, la marchesa Attavanti, ha nascosto la chiave di questa cappella di famiglia sotto la statua della Madonna, e ora Angelotti la cerca freneticamente. Finalmente, trovatala, apre frettolosamente la porta a grata della cappella e si affretta a rifugiarsi in essa. Appena si nasconde, entra il sacrestano, portando cibo e cose necessarie per l'artista che lavora qui. È occupato con i suoi pensieri e parla di qualcosa a se stesso, dirigendosi verso il luogo di lavoro dell'artista a sinistra. È insoddisfatto del fatto che i lineamenti di uno dei parrocchiani appaiano nell'immagine del santo. Non è il diavolo che controlla la mano di un audace pittore? Appare il nostro eroe, Mario Cavaradossi, un artista che inizia a lavorare sull'immagine di Maria Maddalena. Il dipinto è sul cavalletto, è finito a metà. Canta l'aria "Recondita armonia" ("Cambia volto per sempre"), in cui confronta i lineamenti del suo ritratto con quelli della sua amata, cantante famoso Floria Tosca.

Il sagrestano se ne va. Cavaradossi scopre Angelotti, il quale, pensando che la chiesa fosse vuota, è uscito dal suo nascondiglio. La sua paura alla vista dell'artista viene subito sostituita dalla gioia, perché Cavaradossi è un suo vecchio amico, e ora l'artista non lascia nei guai lo sfortunato prigioniero in fuga. La loro conversazione, però, viene interrotta da un insistente bussare alla porta. Lei è Floria Tosca. Non appena sente la sua voce, chiedendole di aprire la porta della chiesa, Cavaradossi spinge l'amico di nuovo nella cappella in modo che si nasconda lì. Appare Floria. È incredibilmente bella, ben vestita e, come la maggior parte delle bellezze, soccombe facilmente ai sentimenti di gelosia. Questa volta la gelosia eccita in lei un ritratto che l'artista dipinge. Riconosce la bionda bellezza nel ritratto, e lui fa uno sforzo per rassicurarla. Floria non può essere arrabbiata a lungo con il suo amante, e alla fine del loro duetto d'amore, decidono di incontrarsi quella sera nella sua villa dopo la sua esibizione serale a Palazzo Farnese. Dopo la sua partenza, Angelotti riappare dal suo nascondiglio e Cavaradossi lo porta via per nascondersi in casa sua.

Ora arriva la notizia della sconfitta di Napoleone nel nord Italia. Nella chiesa, i sacerdoti si stanno preparando per un servizio solenne in questa occasione. Ma in mezzo a questa preparazione entra Scarpia, che, in qualità di capo della polizia, è alla ricerca del latitante Angelotti. Con il suo detective Spoletta, trova molte prove che il fuggitivo si nasconde qui. Tra le testimonianze un ventaglio recante lo stemma degli Attavanti. Lo usa astutamente per suscitare la gelosia di Tosca, per la quale lui stesso arde di passione.

Inizia il servizio di adorazione. Un grande corteo entra in chiesa. E mentre il Te Deum suona in onore della vittoria su Napoleone, Scarpia si fa da parte: spera di potersi sbarazzare del suo concorrente, sfruttando per questo la gelosia di Tosca. Se il suo piano avrà successo, Cavaradossi dovrebbe essere sul patibolo e Floria Tosca sarà sua. Poco prima che cali il sipario, si inginocchia in preghiera universale davanti al cardinale in marcia, sebbene tutti i suoi pensieri siano assorbiti dal suo piano diabolico.

ATTO II
Palazzo Farnese

La sera dello stesso giorno si celebra solennemente a Palazzo Farnese la vittoria su Napoleone; Attraverso finestre aperte stazione di polizia, che si trova qui, nel palazzo, si sentono i suoni della musica. Scarpia, solo nel suo ufficio, riflette sugli avvenimenti della giornata trascorsa. Con il suo gendarme Schiarrone invia un biglietto a Tosca e ora riceve un messaggio da Spoletta. Questo detective ha perquisito tutta la casa di Cavaradossi, ma non ha trovato Angelotti lì, ma ha visto Tosca lì. Arrestò Cavaradossi e lo condusse a palazzo. Mentre a palazzo si sente la voce di Tosca cantare la parte solista della cantata vittoriosa, l'amante viene portato nell'ufficio di Scarpia e interrogato, ma senza successo. Quando appare Tosca, Cavaradossi riesce a sussurrarle che Scarpia non sa nulla e che lei non deve dire nulla di ciò a cui ha assistito in casa sua. Scarpia dà l'ordine di portare l'artista in un'altra stanza: una camera di tortura, che è ciò che fanno con loro i gendarmi e il carnefice Roberti.

Scarpia inizia quindi a interrogare Tosca. Mantiene la calma finché dalla cella non le giungono alle orecchie i gemiti di Cavaradossi. Incapace di sopportarlo, tradisce il luogo dove si nasconde Angelotti - in un pozzo in giardino. Cavaradossi, stremato dalle torture, viene condotto nell'ufficio di Scarpia. Capisce subito che Tosca ha tradito l'amico. Un attimo dopo arriva la notizia della vittoria di Napoleone a Marengo. L'artista non può nascondere la sua gioia e canta inno libertà. Scarpia ordina con disprezzo che l'artista sia portato in prigione e giustiziato la mattina dopo.

Quindi Scarpia ricomincia la sua insidiosa conversazione con la disperata Tosca. Durante questo dialogo canta l'aria "Vissi d'arte, vissi d'amore" ("Solo cantato, solo amato") - il suo appassionato appello all'amore e alla musica, le due forze a cui ha dedicato la sua vita. Alla fine, accetta di sacrificarsi per salvare la vita della sua amata.

Scarpia spiega ora che, avendo già dato l'ordine di giustiziare Cavaradossi, bisogna fare preparativi, almeno spuri. Convoca Spoletta per dare gli ordini necessari ed emette lasciapassare perché Tosca e il suo amante possano lasciare Roma. Ma nel momento in cui si gira verso di lei per abbracciarla, lei gli affonda un pugnale: "Tosca bacia forte! .." (L'orchestra suona gli stessi tre accordi di Scarpia, ma questa volta pianissimo - molto piano. )

Floria si lava velocemente le mani insanguinate, prende i lasciapassare dalla mano senza vita di Scarpia, gli pone una candela ai lati della testa e gli pone il crocifisso sul petto. Il sipario cala mentre lei scompare silenziosamente dall'ufficio.

ATTO III
Piazzale Carceri Sant'Angelo

L'atto finale inizia con calma. Dietro le quinte risuona il canto mattutino di un pastorello. La scena di questa azione è il tetto del castello carcerario di Sant'Angelo a Roma, dove Cavaradossi deve essere condotto per l'esecuzione. Gli è dato poco tempo per prepararti alla morte. Lo usa per scrivere l'ultima lettera alla sua amata Tosca. In questo momento canta l'aria straziante "E lucevan le stelle" ("Le stelle bruciano nel cielo"). Presto appare la stessa Tosca. Gli mostra i lasciapassare salvavita che è riuscita a ottenere da Scarpia, gli racconta come ha ucciso il perfido capo della polizia; e due amanti cantano un appassionato duetto d'amore, anticipando il loro felice futuro. Infine, Tosca spiega che Cavaradossi dovrà subire la farsa di una falsa esecuzione, dopodiché scapperanno insieme.

Appare un calcolo, guidato da Spoletta. Mario è in piedi davanti a lui. Sparano. Lui cade. I soldati se ne vanno. L'angoscia cade sul corpo del suo amante assassinato. Solo ora si rende conto che Scarpia l'ha ingannata insidiosamente: le cartucce erano vere, e Cavaradossi giace morto. Singhiozzando sul cadavere di Cavaradossi, la giovane non sente i passi dei soldati che tornano: hanno scoperto che Scarpia era stato ucciso. Spoletta cerca di afferrare Tosca, ma lei lo respinge, salta sul parapetto e si getta dal tetto del castello. Mentre la melodia di commiato dell'aria morente di Mario rimbomba nell'orchestra, i soldati rimangono paralizzati dall'orrore.

Henry W. Simon (tradotto da A. Maykapar)

La prima romana, condotta da Leopoldo Mugnone, ha riunito in sala giornalisti e rappresentanti della cultura, erano presenti anche la regina Margherita e membri del governo. Tuttavia il pubblico e la critica accettarono l'opera senza entusiasmo, successivamente si parlò della mancanza di originalità delle idee melodiche risalenti alle precedenti opere di Puccini, del suono e del sadismo scenico (in particolare si intendeva la scena della tortura). Ma anche tratti negativi ha rivelato l'incomparabile abilità del compositore, che è sempre in grado di fare una profonda impressione con il suo teatro. Puccini ha cercato di introdurre l'azione nel suono, nella luce, nel colore e nell'atmosfera morale di Roma. inizio XIX secolo. L'amico del compositore Don Panicelli lo aiutò a ricreare l'autentico rintocco delle campane nei pressi di Castel Sant'Angelo e, insieme ad Alfredo Vandini, lucchese anch'egli amico del compositore, gli raccontò i versi dell'antico canzone folk(canzoni del pastore). Nell'immagine di Roma c'era molto di fittizio, ma anche attraente nel senso dell'immagine. sfondo storico. Come un artista davanti al cavalletto, Puccini dipinge la natura liberamente, con tutto l'entusiasmo del primo contatto con essa. Di per sé, questo fatto non sarebbe così interessante se non fosse per il collegamento con le immagini dei personaggi. L'orchestra li descrive come sommariamente, piuttosto frettolosamente, ma seguendo attentamente la verità; improvvisamente il suo discorso calmo viene interrotto, è eccitato, piange o minaccia, insulta o supplica. Quindi l'immagine del personaggio acquisisce plasticità, rapidità ed eccitazione. Colto alla sprovvista, lo spettatore non fa in tempo a riprendersi dalla sorpresa, mentre l'indomabile Puccini si asciuga le lacrime, ricambia persino un sorriso con poche frasi, senza smettere di mettere nuovi tratti e correggere ciò che ha scritto. Un maestro astuto, passa rapidamente da tocchi innocenti alla tragedia con facilità acrobatica.

Quanto ai personaggi, sembrano voler affermarsi ad ogni costo, schiacciando e calpestando tutto ciò che li ostacola. Mentre nell'arte romantica l'eroe era il padrone assoluto mondo esterno, qui è quest'ultimo che fa pressione sull'eroe, chiedendo rispetto per se stesso. Questo equivale al soffocamento. Va tenuto presente che la scena di Puccini raffigura quasi esattamente la cripta come simbolo dell'esistenza, priva di un alone mitologico. Per le soglie del nuovo secolo, "Tosca" non poteva significare meglio un nuovo traguardo storico ed estetico. La crudeltà e la lussuria di Scarpia, persona mostruosamente viziosa e allo stesso tempo sincera, laica e serva del potere; la tenerezza di Tosca, unica donna dell'opera, capricciosa e gelosa, ma soprattutto amorevole, coraggiosa; l'innocenza poetica con cui l'artista Cavaradossi è legato alla vita e alle sue gioie; una sapiente inquadratura dell'azione, servita a sua volta da una chiesa in festoso addobbo, un salone del palazzo con annessa stanza delle torture, una prigione e al suo interno una cella di punizione per i condannati a morte; una combinazione di voluttà e tortura, brama di vivere e oppressione: tutto si erge come una specie di lapide. Di fronte alla morte, la bellezza e l'amore celebrano la vittoria conquistata dal tormento.

G. Marchesi (tradotto da E. Greceanii)

Storia della creazione

La trama della commedia "Tosca" del drammaturgo francese Victor Sardou (1831-1908) attirò per diversi anni l'attenzione di Puccini. Vide per la prima volta "Tosca" a Milano nel 1889 con la famosa Sarah Bernhardt nel ruolo del titolo. Il pathos amante della libertà del dramma di Sardou, che si svolge in Italia in un'epoca cupa di reazione, era in sintonia con gli umori di Puccini. L'atmosfera tesa dell'opera, l'acutezza dei conflitti, il dramma delle esperienze dei personaggi corrispondevano al desiderio del compositore di una vivida espressività operistica. La creazione del libretto per la futura opera fu affidata ai costanti assistenti del compositore: L. Illik (1859-1919) e D. Giakoza (1847-1906). Lo stesso Puccini prese parte attiva all'opera, su insistenza della quale furono apportate numerose modifiche al destino del protagonista. La musica di "Tosca" è stata composta nel 1898-1899. La prima rappresentazione - 14 gennaio 1900 - fu accompagnata da un grande successo. Presto seguirono spettacoli d'opera in maggiore teatri europei, rafforzando la gloria di questo uno dei più opere famose Puccini.

Musica

Tosca è una delle opere più drammatiche di Puccini. La sua musica è brillantemente espressiva, a volte estaticamente eccitata. Nelle scene estese si alternano liberamente forme recitative e ariose, unite da una dettagliata parte orchestrale.

Il primo atto ha due sezioni. Nella prima - musica di natura cameristica-intima, nella seconda - un palcoscenico di massa diventa lo sfondo di un dramma personale.

Nell'introduzione orchestrale, il ritmo cupo e minaccioso degli accordi associati all'immagine di Scarpia è in contrasto con il tema nervoso e discendente di Angelotti. La melodia plasticamente goffrata dell'aria di Cavaradossi "Cambia il suo volto per sempre" trasmette una sensazione di entusiasta ebbrezza per la bellezza. L'arioso di Tosca "La nostra casa è piccola" è intriso di grazia e grazia civettuola. Appassionatamente ed eccitato suona l'arioso di Cavaradossi “Non c'è sguardo al mondo”, trasformandosi in un valzer liscio, pieno di languida beatitudine, la melodia del suo duetto d'amore con Tosca. Un coro di ragazzi festosamente vivace apre la seconda metà dell'atto. In un'estesa scena di duetto, alle ipocrite repliche di Scarpia sullo sfondo di una campana di chiesa si contrappone l'espressiva cantilena di Tosca, sopraffatta da un sentimento liricamente dolente o da un sentimento di rabbia e indignazione. L'aria finale di Scarpia è contrastata dalla solenne musica della funzione religiosa.

L'opera è ambientata nel 1800 a Roma.

Prima azione

Chiesa di Sant'Andrea della Valle. Arriva Cesare Angelotti, un detenuto politico evaso dal carcere. La sorella, la marchesa Attavanti, gli lasciò la chiave della cappella di famiglia. Angelotti si nasconde lì.

Entra il sagrestano. Seguendolo compare l'artista Mario Cavaradossi, che dipinge la Maddalena, ispirandosi al volto che vide nella chiesa della Marchesa Attavanti. Ma l'amore dell'artista appartiene alla cantante Floria Tosca.

Cavaradossi nota Angelotti. Decide di aiutare un fuggitivo di cui condivide gli ideali repubblicani.

Tosca entra. Lo sconosciuto nella foto suscita la sua gelosia. Cavaradossi conforta la sua amata. Si accordano per un appuntamento serale.

Tosca se ne va. Si ode un colpo di cannone: si scopre la fuga. Cavaradossi accompagna Angelotti nella sua villa.

Entrano in chiesa la sagrestia, i sacerdoti, i cantori. Ricevuta notizia della vittoria su Napoleone. Ci sarà un doppio pagamento per cantare in onore della vittoria.

Nella chiesa compare il capo della polizia romana, il barone Scarpia. Scopre tracce del fuggitivo e sospetta che Cavaradossi abbia aiutato Angelotti.

Torna Tosca, che vuole dire all'artista che l'incontro serale è impossibile: parteciperà a un concerto in onore della vittoria sui francesi. Scarpia infiamma la gelosia del cantante. Le mostra il ventaglio della marchesa Attavanti, rinvenuto nella cappella. Forse l'artista è ora con un altro? Tosca si precipita alla villa, gli agenti di Scarpia la seguono. Il barone è esultante. Ora può arrestare sia Angelotti che Cavaradossi. Il desiderio, che aveva sognato a lungo, lo prenderà.

Secondo atto

L'ufficio di Scarpia a Palazzo Farnese. Il barone aspetta Tosca. È sicuro che lei verrà a salvare Cavaradossi.

Appare Spoletta. Riferisce che nella villa è stato trovato e arrestato solo l'artista.

Scarpia ordina di far entrare il prigioniero. Cavaradossi nega tutto.

Tosca entra. Cavaradossi viene portato nella camera delle torture. La nostalgia, incapace di sentire i gemiti del suo amante, racconta dove si nasconde Angelotti.

Cavaradossi rimprovera con rabbia Tosca per il suo tradimento.

Arriva la notizia della vittoria di Napoleone a Marengo. Cavaradossi esulta. Scarpia ordina l'esecuzione.

Tosca offre tutte le sue ricchezze per la salvezza della sua amata. Ma Scarpia vuole solo l'amore di Tosca.

Tosca finge di accettare la condizione. Scarpia promette che l'esecuzione sarà inscenata: i fucili saranno caricati con cartucce a salve. Firma un lasciapassare per lasciare il paese a Floria Tosca e al suo compagno.

Quando il barone si avvicina a Tosca, lei gli affonda un pugnale nel cuore.

Terzo atto

Castello dell'Angelo. In attesa di essere fucilato, scrive Cavaradossi Lettera d'addio amato.

Tosca corre con una buona notizia: Scarpia è morto, Cavaradossi vivrà. Durante l'esecuzione, deve cadere e mentire finché i soldati non se ne vanno.

Dopo la salva, Tosca aspetta che il suo amato si alzi. Ma Scarpia l'ha ingannata. I fucili furono caricati, Cavaradossi fu ucciso.

Spoletta e la polizia fanno irruzione. Il desiderio decide il proprio destino: sceglie la morte.

Autori)
libretto

Luigi Illiki e Giuseppe Giacosa

Numero di azioni Prima produzione Luogo della prima rappresentazione

Storia della creazione

La commedia "Tosca" è stata scritta da V. Sardu appositamente per Sarah Bernhardt, e l'attrice ha avuto un enorme successo. La prima ebbe luogo il 24 novembre 1887 a Teatro parigino Porto San Martino. Puccini ha visto lo spettacolo al teatro di Milano Filodrammatico. In una lettera del 7 maggio 1889, il compositore incarica il suo editore, Giulio Ricordi, di condurre tutte le trattative necessarie per ottenere da Sardou il permesso di scrivere un'opera basata sulla sua opera. Il dramma suscitò interesse come fonte per il libretto anche da Verdi e Franchetti. Quest'ultimo ha ricevuto i diritti per scrivere un'opera e ha persino iniziato a lavorare. Tuttavia, grazie a Ricordi, questi diritti alla fine passarono a Puccini. Il compositore si dedicò per la prima volta al nuovo progetto nel 1895 durante una breve pausa nel lavoro sulla partitura de La bohème. L. Illika (1859-1919), autore del libretto per Franchetti, fu affiancato da G. Giacosa (1847-1906). Il 13 gennaio 1899, a Parigi, Puccini incontrò Sardou e ottenne il suo consenso all'utilizzo dell'opera. Compositore successivo concordato con l'autore del dramma e alcuni cambiamenti nella trama. Puccini ha insistito per rimuovere tutti i dettagli secondari, la trama è stata estremamente semplificata e l'azione è stata accelerata il più possibile.

La prima ebbe luogo al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900. Le parti sono state eseguite da: Hariclea Darkle (Tosca), Emilio de Marchi (Cavaradossi), Eugenio Giraldoni (Scarpia), Ruggero Galli (Ancelotti), diretti da Leopoldo Mugnone. Presenti in sala: la Regina Margherita, il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Luigi Pellyu, il Ministro della Cultura Baccelli, Pietro Mascagni, Francesco Cilea, Francetti, Giovanni Sgambatti. All'inizio l'opera fu accolta senza entusiasmo. Le è stata rimproverata la mancanza di originalità delle idee melodiche, la ripetizione delle precedenti scoperte di Puccini, il naturalismo, e la scena della tortura è stata particolarmente criticata.

Il 17 marzo 1900 l'opera andò in scena alla Scala. Arturo Toscanini ha diretto, con Darkle come Tosca, Giraldoni come Scarpia, Giuseppe Borgiatti come Cavaradossi.

Secondo il libretto, l'opera si svolge nel giugno del 1800. Le date fornite da Sardou nel suo dramma sono più precise: il pomeriggio, la sera e la mattina presto del 17 e 18 giugno 1800.

L'azione dell'opera si svolge sullo sfondo di quanto segue eventi storici. L'Italia è stata a lungo una serie di città e terre indipendenti, al centro del paese c'era lo Stato Pontificio. Nel 1796, l'esercito francese sotto Napoleone invase l'Italia, entrò a Roma nel 1798 e vi stabilì una repubblica. La Repubblica era governata da sette consoli; uno di questi consoli, Libero Angelucci, potrebbe essere stato il prototipo di Cesare Angelotti. I francesi a difesa della repubblica lasciarono Roma, che fu occupata dalle truppe del Regno di Napoli.

Nel maggio 1800 Napoleone inviò nuovamente truppe in Italia e il 14 giugno il suo esercito incontrò gli austriaci nella battaglia di Marengo. Il comandante in capo degli austriaci, Melas, fiducioso nella sua vittoria, inviò un messaggero a Roma, ma Napoleone ricevette rinforzi la sera e riuscì a vincere, e Melas dovette inviare un secondo messaggero dopo il primo. Dopo questi avvenimenti i napoletani lasciarono Roma, ed i francesi si impadronirono della città per quattordici anni.

Atto primo

Angelotti, repubblicano evaso dal carcere, si rifugia nella chiesa romana di Sant'Andrea della Valle. Si nasconde nella Cappella Attavanti, la cui chiave è stata lasciata sotto la statua della Madonna da sua sorella, la Marchesa di Attavanti. Senza accorgersi del fuggitivo, entra in chiesa un sagrestano, che porta del cibo per l'artista Mario Cavaradossi che qui lavora. Lo stesso Mario appare dietro il sagrestano: il dipinto con l'immagine della Maddalena è finito solo a metà. Cavaradossi canta l'aria Recondita armonia, dove confronta l'aspetto della sua amata, la cantante Floria Tosca, con le sembianze di una santa. Il sagrestano lascia Mario. Angelotti, pensando che in chiesa non ci sia nessuno, esce dalla cappella e incontra Cavaradossi, suo vecchio amico. La loro conversazione viene interrotta da un colpo alla porta: Floria Tosca chiede di essere aperta. Angelotti si nasconde di nuovo. Tosca entra. Alla bellezza gelosa sembra che Mario abbia ritratto la sua rivale nel ritratto. Cavaradossi calma i suoi sospetti, e decidono di incontrarsi la sera a casa sua, dopo che Tosca si sarà esibita a Palazzo Farnese. Floria se ne va. Anche Cavaradossi, insieme ad Angelotti, lascia la chiesa: l'artista ha deciso di nascondere un amico in casa.

In questo momento arriva a Roma la notizia della sconfitta di Napoleone nel nord Italia. In questa occasione, la chiesa si prepara per un servizio solenne. Appare Scarpia, il capo della polizia, innamorato di Tosca. Insieme al detective Spoletta, ha scoperto le prove che Angelotti si nascondeva qui. Ne è testimonianza un ventaglio recante lo stemma degli Attavanti, che Scarpia usò per destare i gelosi sospetti di Tosca.

Durante il culto, molte persone entrano in chiesa. Mentre risuona il Te Deum in onore della vittoria su Napoleone, Scarpia rimane in chiesa, completamente assorbito da un insidioso piano per mandare al patibolo il suo rivale Cavaradossi.

Azione due

Palazzo Farnese. Nella stessa sera qui si celebra la vittoria sui francesi. Scarpia, nel suo ufficio al commissariato di palazzo, sente i suoni lontani della musica e riflette su quanto accaduto durante la giornata. Col gendarme Schiarrone manda un biglietto a Tosca. Spoletta perquisì la casa di Cavaradossi, non vi trovò Angelotti, ma vi trovò Tosca. Cavaradossi viene arrestato e condotto a palazzo. Il suo interrogatorio non ha avuto successo. Tosca appare e Cavaradossi riesce a dirle segretamente che deve tacere su ciò che ha visto a casa sua. Scarpia manda l'artista nella camera delle torture.

Scarpia interroga Tosca. È calma, ma solo fino al momento in cui sente dalla cella le urla del torturato Cavaradossi. Disperata, tradisce il rifugio di Angelotti: si nasconde in un pozzo in giardino. Cavaradossi viene riportato nell'ufficio di Scarpia. Capisce che Tosca ha raccontato tutto. Inaspettatamente arriva la notizia della vittoria di Napoleone a Marengo. Cavaradossi non nasconde la sua gioia. Scarpia dà l'ordine di giustiziarlo la mattina dopo.

Per salvare il suo amato, Tosca accetta di sacrificarsi. Scarpia la convince che deve creare l'apparenza dei preparativi per l'esecuzione di Cavaradossi. Dà a Spoletta gli ordini necessari e contemporaneamente rilascia lasciapassare per Tosca e l'artista perché possano fuggire da Roma. Tuttavia, quando Scarpia si gira per abbracciarla, Tosca lo trafigge con un pugnale. Lascia in fretta il palazzo, portando con sé i lasciapassare.

Atto terzo

Piazzale Carceri Sant'Angelo. Cavaradossi viene portato sul tetto della prigione, dove verrà giustiziato. Scrive la sua ultima lettera a Tosca. Suona l'aria di Cavaradossi E lucevan le stelle. Floria appare inaspettatamente. Racconta dell'assassinio di Scarpia, mostra i lasciapassare al suo amante e lo informa che l'esecuzione sarà falsa. Floria e Mario sono sicuri di essere salvi.

Appaiono i soldati, guidati da Spoletta. Cavaradossi rimane calmo davanti a loro. Vengono sparati dei colpi, Mario cade, i soldati se ne vanno. Solo ora Tosca si rende conto di essere stata ingannata da Scarpia: le cartucce erano vere, e Cavaradossi è morto. La donna, sconvolta dal dolore, non sente che i soldati sono tornati. Scoperta la morte di Scarpia, Spoletta cerca di ritardare Tosca. Si getta giù dal tetto del castello.

Casi di alterazione del libretto

Alterazione del libretto "Tosca" nell'opera "Nella lotta per il Comune"

In Unione Sovietica nei primi anni dopo la rivoluzione, "Tosca" di G. Puccini ricevette un nuovo nome "Nella lotta per il Comune". Il libretto è stato creato da N. Vinogradov e S. Spassky. L'azione ebbe luogo a Parigi nel 1871. personaggio principale era la rivoluzionaria russa Zhanna Dmitrieva. Il suo amante era Arlen, un comunardo. Il suo rivale è Galifet, il capo delle truppe di Versailles.

Voci in primo piano

(i solisti sono dati nel seguente ordine: Tosca, Cavaradossi, Scarpia)

• 1938 - Dir. Olivero de Fabritiis; solisti: Maria Caniglia, Beniamino Gigli, Armando Borgioli.
• 1953 - Dir. Vittorio di Sabata; solisti: Maria Callas, Giuseppe Di Stefano, Tito Gobbi.
• 1957 - Dir. Erich Leinsdorf; solisti: Zinka Milanova, Jussi Björling, Leonard Warren.
• 1959 - Dir. Francesco Molinari-Pradelli; solisti: Renata Tebaldi, Mario del Monaco, George London.
• 1960 - Dir. Fulvio Vernuzzi; solisti: Magda Olivero, Alvinio Michano, Giulio Fioravanti
• 1962 - Dir. Herbert von Karajan; solisti: Leontine Price, Giuseppe Di Stefano, Giuseppe Taddei.
• 1966 - Dir. Lauren Mazel; solisti: Birgit Nilsson, Franco Corelli, Dietrich Fischer-Dieskau.
• 1978 - Dir. Nicola Rescigno; solisti: Mirella Freni, Luciano Pavarotti, Cheryl Milnes.
• 1990 - Dir. Giorgio Solti; solisti: Kiri Te Kanawa, Giacomo Aragal, Leo Nucci

Letteratura

• Ashbrook W. Le opere di Puccini, Londra, 1985.
• Csampai A., Holland D., Giacomo Puccini: Tosca. Texte, Materialien, Commentare hrsg. Reinbeck, 1987.
• Jürgen Maehder, Stadttheater Berna 1987/88.
• Krause E. Puccini, Lipsia, 1985.

Collegamenti

Opere di Giacomo Puccini

Nel 1887, il drammaturgo francese V. Sardu scrisse il dramma Tosca per Sarah Bernhardt. Il successo è stato così grandioso che lo spettacolo ha resistito a tremila rappresentazioni - e non è piaciuto solo al pubblico francese. Questo dramma, con la sua espressività e lo sviluppo dinamico degli eventi, sembrava essere un materiale fertile per palcoscenico dell'opera- e in questa veste in Italia si interessarono a lei tre compositori: A. Franchetti e G. Puccini. Ma non realizzò questa idea, e l'editore T. Ricordi fece in modo che i diritti per creare l'opera Tosca, originariamente ricevuti da A. Franchetti, fossero trasferiti a Giacomo Puccini.

Il libretto di Tosca è stato scritto da Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Il compositore ha prestato la massima attenzione al processo della sua creazione, assicurandosi che non vi fossero effetti esterni che ne compromettessero lo sviluppo drammatico. Ad esempio, nel secondo atto, i librettisti intendevano fare un quartetto (torturato dietro le quinte da Cavaradossi, Scarpia, Tosca, Spoletta), ma G. Puccini lo rifiutò. Diversi aggiustamenti alla trama furono apportati con il consenso dello stesso V. Sardu, con il quale il compositore si incontrò in Francia nel 1899: furono esclusi dettagli insignificanti, l'azione fu semplificata, diventando estremamente dinamica. Solo un cambiamento proposto dal compositore non ha permesso al drammaturgo di essere introdotto nella trama: G. Puccini voleva rendere il finale meno tragico, salvando la vita del protagonista, ma V. Sardu non era d'accordo - e Tosca muore ancora nel finale dell'opera.

Per la prima e unica volta, G. Puccini ha creato un'opera basata su una trama storica: l'azione di "Tosca" si svolge a Roma all'inizio dell'Ottocento, durante l'era delle guerre napoleoniche. Nell'opera si intrecciano due temi: la lotta contro la tirannia e il dramma dell'amore, opponendosi alla crudeltà e all'inganno. Il compositore ha cercato di descrivere in dettaglio il luogo e l'ora dell'azione - ha persino scoperto su quali note suonano le campane mattutine nella Cattedrale di San Pietro a Roma per riprodurlo nel preludio all'ultimo atto, e il testo di la vecchia Canzone italiana, che in effetti era cantata dai pastori nelle vicinanze di Roma.

Ma questa non è una tela storica, che ha creato (soprattutto in primo periodo creatività). C'è solo una scena corale nell'opera - alla fine del primo atto, ma principalmente personaggi specifici vivono e agiscono sul palco - l'artista Mario Cavaradossi, che simpatizza con i repubblicani, Scarpia, il crudele e feroce capo del popolo romano polizia, e l'unica donna tra gli eroi dell'opera, la cantante Floria Tosca, nel cui carattere coesistono tenerezza, capricciosità, tendenza alla gelosia, capacità di amare disinteressatamente e persino coraggio. linea d'amore prevale nell'opera - anche un arioso lirico viene messo in bocca a Scarpia. L'opera è dominata dalla cantilena - anche quando nella parte vocale prevale una recitazione ariosa, nell'orchestra scorrono ampie melodie. È interessante notare che uno dei temi più sorprendenti dell'opera - la melodia dell'aria di Cavaradossi dell'atto finale - appare per la prima volta nell'orchestra. Il principale principio drammaturgico della costruzione dell'opera è il dialogo, che può essere sia un'unità di eroi (Tosca e Cavaradossi) sia un confronto (Scarpia e Tosca).

I leitmotiv giocano un ruolo importante nella drammaturgia dell'opera Tosca. Corrispondono e attori(Scarpia, Tosca), e situazioni - ad esempio, il "tema del pozzo", basato su una scala a toni interi - è associata alla morte di Angelotti a causa dell'inconsapevole tradimento di Floria. Al tema lirico del personaggio del titolo si contrappone la leitarmonia di Scarpia, una catena statica di triadi costruita su gradini di una scala a toni interi.

G. Puccini completò i lavori sull'opera Tosca nel 1899. Come luogo della prima è stato scelto il teatro romano "Constanzi". Il compositore era calmo riguardo al destino dell'opera, fiducioso che "tutti sono bravi: l'impresario, l'orchestra, i cantanti e il direttore". La prima è stata diretta da L.Munione, e il ruolo principale è stato interpretato dalla cantante rumena Hariclea Darkle. È a lei che il pubblico deve l'apparizione della bellissima aria "Vissi d'arte" nel secondo atto, che il compositore ha scritto su richiesta del cantante.

Alla prima dell'opera Tosca, tenutasi nel gennaio 1900, si radunò il pubblico più rappresentativo: P. Mascagni, A. Franchetti, F. Cilea e altri compositori famosi, membri del governo e persino la stessa regina Margherita di Savoia. Lo spettacolo si è svolto in un'atmosfera molto turbolenta: la prima è stata quasi interrotta da un messaggio su una bomba piazzata nel teatro, la polizia ha dovuto perquisire (anche se non c'erano bombe nella sala). Contrariamente alla tradizione teatrale stabilita a Roma, lo spettacolo è iniziato all'ora annunciata al minuto più vicino e, su richiesta della parte tarda del pubblico, ha dovuto essere interrotto e ripreso.

Contrariamente alle aspettative di G. Puccini, la reazione del pubblico romano fu molto contenuta. Il vero successo attende Tosca alla Scala, dove va in scena nella primavera di quell'anno.

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